15 novembre 2012

The agency of the future#20 - Andrea Stillacci (Founder/President/Creative Director@Herezie)




Non poteva mancare in questa rubrica Andrea Stillacci, l'italiano che ha conquistato la Francia con Herezie, l'agenzia di cui è presidente, fondatore e direttore creativo. Una storia che non è frutto di miracoli, come dice la campagna qui sopra.

Dove nasce la tua passione per l'advertising?

Dal buon vicinato. Ai tempi delle medie abitavo vicino a Franco Cagnasso, presidente di Canard Advertising, la più premiata agenzia degli anni ’80, quella di “Silenzio parla Agnesi” “Y10 Piace alla gente che piace”o “Già fatto?” di Pic. Avevo 13 anni, ero amico dei figli e bazzicavo fra layout e annual scoprendo il piacere della sintesi. La forza dell’idea. Alla fine degli anni ottanta, finiti militare e università, cominciai a collaborare con la Canard prima come planner e poi come copy junior sotto la direzione creativa di Fulvio Nardi. I primi annunci? Quelli delle vittorie del team rally di Lancia Delta.

In che cosa consiste il tuo lavoro?
“Dar vita a soluzioni creative che danno vita a soluzioni di business.”

Qual è la tua giornata tipo?
Inizio alle 8.45 e finisco alle 21.30. Cerco di coniugare le attività di presidente e direttore creativo di Herezie e di presidente AACC, l’associazione delle agenzie pubblicitarie francesi.
Durante la giornata, per esempio, potrei chiudere la business review di Herezie e subito dopo discutere dell’ultimo ritocco su un layout.

Come pensi sarà l'agenzia del futuro? Quali nuovi ruoli immagini nell'agenzia del futuro?
La coppia creativa cambierà?

Non so dirti come sarà l’agenzia del futuro, ma come vorrei che fosse la mia agenzia:  
Ho voglia di fare al meglio ciò che so fare. Creatività, valore aggiunto, rigore e buon senso sono alcuni ingredienti del nostro quotidiano… e già questi bastano a tenerci impegnati. Il nostro è un mestiere semplice. Penso che siano troppe metodologie. Troppi guru digitali. Troppi format di brief. Troppe chart power point. C’è troppo di tutto.
Troppi fuochi di paglia, se pensiamo che nessun cosiddetto nuovo media ha mai mandato in pensione un cosiddetto vecchio media. La radio è sempre accesa. I poster sono sempre sui muri.

In realtà si sta semplicemente anabolizzando l’offerta. Nel nostro mondo, più tecnologia significa semplicemente più sistemi di distribuzione e interazione creativa. Alcuni sistemi sono più forti, altri più goffi.
Per me il futuro della comunicazione è basato sulla capacità di osservare e continuare a osservare gli esseri umani e le loro interazioni. Nulla di più.
Passano gli anni e, nonostante ogni quarto d’ora nascano nuovi termini da mettere sui biglietti da visita, il nostro lavoro è sempre lo stesso: creare un’idea in cui le persone possano riconoscersi e il cui messaggio contribuisca a cambiare il loro modo di pensare e di agire.

Quali sono 3 lavori che secondo te rappresentano il futuro?
1 – HBO GO. Con più di 7 millioni di downloads l’applicazione HBO è uno straordinario esempio su come dare in maniera semplice la possibilità di approfondire la propria esperienza di entertainment. Contenuti sviluppati su misura in base al target e al social network di riferimento permettono di trasformare i fans di Game of Thrones o True Blood in broadcasters e distributori. E questo non su un paio di flagship series, ma su tutto il catalogo HBO.


2 – Carling Black Label – Be The Coach. La possibilità di partecipare alla scelta dei giocatori è uno dei sogni più grandi per chi frequenta gli stadi. L’occasione è la partita del torneo sudafricano Kaizer Chiefs contro Orlando Pirates. Le due squadre principali del campionato. Una Carling, un tappo, un codice, un voto. Quasi 11 milioni di voti on line, un sold out di 85.000 spettatori paganti e PR per un valore di oltre 10 milioni di dollari.


3 – Coca Cola – Coke Polar Bowl. Il migliore esempio mai raggiunto di assoluta e perfetta comunione fra «bought media», «owned media» e «earned media». Un’idea che cambierà radicalmente il modo di interpretare e interagire con il media televisivo.

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