06 luglio 2012

The agency of the future#18 - Massimiliano Maria Longo (Associate Creative Director Interactive/JWT)


Ieri Barack Obama ha presentato il claim della sua campagna elettorale, "Betting on America". L'uso della parola "America", il font anni '60 e le balle di fieno dietro la schiena mi hanno subito fatto venire in mente il mood nostalgico di "Instagram" e il meraviglioso "Back to the start", segnalato da Francesco Taddeucci e da Massimiliano, come potete vedere alla fine di questo post. Ho conosciuto Massimiliano Maria Longo a Cannes tre anni fa. Quando mi parlò del suo lavoro, si presentò come "Head of experience", e pensai che ci vedeva lungo. La sua intervista pone l'accento sul ruolo centrale che ha la tecnologia, sempre più invisibile e filtro della realtà. Dopo averla letta mi sono chiesto: "Quanto ha contribuito l'uso dei nuovi device, così personali, in questa nuova nostalgica voglia di felicità?". Di seguito l'intervista.


Dove nasce la tua passione per l'advertising?


Credo sia emersa ed evoluta spontaneamente ma per questo devo moltissimo ai miei genitori. Sono stato esposto costantemente alla creatività di mio padre – artista e designer - e mia madre archeologa e storica dell’arte che fin da bambino mi hanno stimolato e lasciato giocare con pigmenti, macchine da presa, banchi ottici e tecnigrafi. Poi per il mio dodicesimo compleanno arrivò il Commodore 64 e grazie al SEUCK iniziai, pixel per pixel, a disegnare il mio primo videogame. Ero in piena pubertà e ne uscì un imbarazzante sparatutto a sfondo erotico. La svolta però arrivò al liceo: nel diario collezionavo le gaffe dei professori che prima trasformai con Hypercard in un’applicazione multimediale e poi in un format radiofonico. Con alcuni amici eravamo riusciti a farlo trasmettere settimanalmente da una piccola radio locale di Salerno. Fu un successo e si scatenò un finimondo. Rischiammo una denuncia, ma avevo capito che il mio lavoro sarebbe stato “inventare”. Dal Commodore 64 al Commodoro Thompson la strada era forse già segnata?

In che cosa consiste il tuo lavoro?
Principalmente nel trovare soluzioni a problemi che provo a trasformare in opportunità creative, di business e di formazione. Dedico gran parte del tempo a seguire e supportare i team creativi sui progetti di comunicazione integrata e digital, campagne che devono essere concepite fin da subito con l’utente al centro dell’esperienza. Devo ammettere però che il divertimento più grande resta quello di “sporcarsi le mani” lavorando in prima linea.

Qual è la tua giornata tipo?
Sveglia alle 8, con gli occhi ancora socchiusi afferro l’iPhone, leggo la posta e gli ultimi tweet, poi ricca colazione tedesca e TG con mia moglie Caroline. Qualche flessione, una doccia veloce, poi inforco la moto e alle 9.45 sono in agenzia. Check-in.
Secondo caffè - stavolta rigorosamente italiano – brief, debrief, brainstorming, appunti, riunioni. Nei rari tempi morti continuo a macinare news: Linkedin, Twitter, Facebook, qualche blog. E’ ora di pranzo, pochi carboidrati per non rischiare l’abbiocco, la giornata è ancora lunga e non smetterò di combattere fino alle 20, se va bene.
Finalmente a casa. Se ho fatto presto, da buon audiofilo approfitto della temporanea solitudine e accendo l’impianto. Un master di João Gilberto andrà benissimo. Intanto penso a cosa cucinare quando zac, ecco l’idea che non riuscivo a chiudere.

Come pensi sarà l'agenzia del futuro?
Come si dovrà organizzare rispetto al cambiamento del mercato?


Immagino che cambierà il concetto stesso di agenzia anche se non credo esisterà mai una “teoria del tutto” per affrontare un mercato in continua evoluzione. Posso ipotizzare un nuovo paradigma in cui le idee saranno chiamate ad essere dei “business boosters” per i nostri clienti. Evolverà di conseguenza anche la relazione con la committenza, che dovrà essere costruita in termini di teamwork. Ovviamente su questa base anche l’attuale modello retributivo andrà lentamente modificandosi verso quello, più sostenibile, di revenue sharing. Probabilmente assisteremo anche alla nascita di realtà ibride - a metà tra start-up e agenzia - in cui il prodotto o servizio viene ideato, sviluppato e comunicato per poi essere rivenduto utilizzando i proventi per ripartire con nuovi progetti.

Quali nuovi ruoli immagini nell'agenzia del futuro?
Come nel nostro caso, già oggi le agenzie che hanno completato la fase di digitalizzazione ed integrazione con le altre discipline della comunicazione possono contare sulle professionalità proprie di quegli ambiti. Parliamo di digital strategist che lavorano con i planner, project manager a supporto degli account, information architect, software engineer e interaction designer che fanno brainstorming con le coppie creative ma anche di specialisti in retail marketing, CRM ed entertainment. Provando a spingermi molto in avanti nel tempo penso che in generale per ogni nuovo device nasceranno nuove opportunità creative e quindi spazio per nuove expertise. Questi dispositivi permetteranno esperienze totalmente immersive, diventeranno - come oggi accade con gli smartphone - esponenzialmente più piccoli fino a sparire in dimensioni nanometriche per poi convergere in una sorta di “singolarità” in cui il device finale è un nuovo essere umano. Tutti pronti per un brainstorming in brainsharing? ;)

La coppia creativa cambierà?
In un futuro in cui la comunicazione sarà sempre più integrata, usercentrica, transmediale e content-based immagino una coppia decisamente più trasversale formata da copy sempre più author e art sempre più experience designer, eventualmente affiancata e supportata da un team di tecnologi e ricercatori. Fino ad allora però potrebbe essere configurata come trio: Art, Copy, Tech.

Quali sono 3 lavori che secondo te rappresentano il futuro?
Tornando al discorso dei device il primo lavoro è senz’altro NIKE+ FUELBAND. Qui siamo di fronte a uno di quei rari casi in cui la marca diventa un vero e proprio “experience enabler” .





Il secondo è Sounds of Hamburg, per la capacità di far dialogare reale e virtuale in una modalità innovativa ed engaging.

Il terzo lavoro è Back to the Start di Chipotle, perché oggi come in futuro la comunicazione dovrà essere sempre più impegnata nella sostenibiltà, anche quando non è comunicazione sociale.

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