16 maggio 2012

"The agency of the future"#8 - Francesco Taddeucci (Direttore Creativo/Lowe)


"The agency of the future" sta raccogliendo un po' di interesse e di questo sono molto contento. Come dicevo ieri, penso sia molto interessante, ai fini di questo gioco, coinvolgere creativi che sono anche blogger. Quindi ecco l'inevitabile intervista a Francesco Taddeucci, copywriter, direttore creativo e autore di uno dei blog più letti del nostro settore. 

Dove nasce la tua passione per l'advertising?


Non ricordo esattamente da dove nasca. Però prima di fare il pubblicitario facevo il DJ in una piccola radio privata di Roma, il cui piatto forte erano le parodie di spot televisivi in voga allora (fine anni '80). Esiste ancora un link da qualche parte: alcune sono imbarazzanti, altre però fanno ridere. Forse la mia passione nasce da lì. Poi mi piaceva la pubblicità stampa americana o inglese, c'erano due libri che ancora oggi sono dei veri libri di testo per chi voglia fare il copy: quello sulle vecchie campagne VW e quello sulle campagne di The Economist. Li sfogliavo sperando di diventare così bravo, e ovviamente non ci sono riuscito.
Certo è che se avessi saputo che un giorno questo mestiere sarebbe diventato inventarsi delle business ideas, costruire case histories, inventare scherzi o circhi di piazza, non so se ne sarei rimasto altrettanto affascinato. L'idea secca e fulminante è ancora la cosa più bella di questo mestiere, per me.

In che cosa consiste il tuo lavoro?
Il mio lavoro consiste nel tirare fuori il meglio dalle persone con cui lavoro, e provare a venderlo ai clienti. Qualche volta consiste anche nel tirare fuori io stesso delle idee, perché ancora mi diverto molto a farlo.

Qual è la tua giornata tipo?
Cerco di fare dello sport prima o dopo il lavoro. In agenzia entro verso le 10, e esco quando non c'è più da fare o quando sono troppo fuso. Per il resto cerco di passare il più tempo possibile con mia figlia, ma è sempre troppo poco. Con lei non solo mi diverto, ma imparo anche molto. Considero una grande fortuna il poter passare tanto tempo con una persona che ami e che appartiene a una generazione più piccola della tua. Poi passo molto tempo a "vedere cose" su internet, ascolto molta musica, mi informo. E se sono ancora ispirato prima di andare a dormire scrivo, generalmente per il mio blog. Una lettura veloce chiuderebbe la giornata-tipo ideale, ma spesso rinuncio per stanchezza.

Come pensi sarà l'agenzia del futuro? Come si dovrà organizzare rispetto al cambiamento del mercato?


Ce lo chiediamo tutti come sarà.
Ma la verità è che non si può vedere oltre i 10 anni di tempo, tutto quello che viene dopo è inimmaginabile. Pensa se negli anni '70 qualcuno avesse posto la stessa domanda: chi avrebbe potuto prevedere, per esempio, il web? Quindi chissà cosa ci aspetta tra vent'anni. Di sicuro i prossimi cinque saranno di chi sarà in grado di sfruttare bene l'oggetto che abbiamo tutti in mano: il telefono. Poi si vedrà. Penso anche che l'agenzia del futuro potrà tornare a essere il luogo delle idee. Quindi un posto divertente, umano, incredibilmente creativo. Oggi non è quasi da nessuna parte così: le agenzie sono dei ministeri, passate di moda, in mano ai CFO; ancora popolate di bravissimi creativi, ma il fuoco sacro sembra spento. Ho visitato le agenzie più creative - letteralmente - del mondo: la DDB a Londra e Berlino, la BBDO di NY, altre ancora in cui ho amici: e sono quasi tutte dei posti abbastanza tristi. Credo invece che se vai negli uffici della Pixar, o di qualche produttore di video games, o di Google, ci sia l'atmosfera che da noi si respirava 20, 30 anni fa e oltre. Non è colpa di nessuno, sono i cicli storici.

Quali nuovi ruoli immagini nell'agenzia del futuro?
Non saprei, ma immagino che come un tempo le agenzie avevano il media al loro interno, nel futuro non sarà possibile ignorare tutte quelle figure che servono per far circolare le proprie idee attraverso il passaparola. Mi sembra già oggi curioso che siano esternalizzate.

La coppia creativa cambierà?
È già cambiata molto, e continuerà a farlo. Ma forse la coppia, intesa come formazione per affrontare un brief, è ancora la formula migliore. Lo scambio "limitato" di idee per me funziona. Quando lo allarghi a troppe persone, si disperde. E lavorare in solitaria va benissimo per gli spunti geniali, ma meno per costruire case histories di successo. E poi la coppia l'ha inventata Bill Bernbach: quando nascerà un altro genio della sua portata in questo mestiere, magari riuscirà a fare di meglio. I geni di oggi chi sono? Bogusky o David Droga? Non li vedo capaci di rivoluzioni così profonde. Non sono anticipatori, sono solo molto contemporanei.

Quali sono 3 lavori che secondo te rappresentano il futuro?
Visto che mi chiedi una visione del futuro, eccola: forse ci salverà un ritorno all'agricoltura. (Fresco vincitore del Gran Clio)

Poi voglio ricordare questa, che è un'idea tanto semplice quanto bella. Perfetta per i tempi che corriamo. 

 

E infine il prototipo della vera idea del futuro: ha 17 anni e sembra sempre nata ieri.
Idee che nel futuro ci arrivano da sole perché troppo belle per invecchiare.

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